martedì 23 ottobre 2012

Vari incontri. Qualche speranza, qualche preoccupazione.

Non abbiamo chiuso il giro degli incontri. Domani mattina vedrò il collega Colledanchise, Dirigente dei Licei algheresi.
Mi ha inviato un messaggio su Facebook che ho apprezzato moltissimo, generoso e disponibile.
Nel pomeriggio abbiamo il Consiglio di Dipartimento, la sera un incontro con il Rettore e il Direttore generale. Giovedì una riunione con i rappresentanti degli studenti
Faccio un breve riassunto degli incontri e alcune considerazioni.
Lunedì mattina incontro con la Presidente della Commissione consiliare, Natacha Lampis: dice tutto il comunicato che lei ha scritto e che allego. Spero che l'incontro con la Commissione che abbiamo insieme auspicato avvenga presto.
Nel pomeriggio ho visto quattro onorevoli regionali, i tre algheresi: Mario Bruno, Carlo Sechi e Pietro Fois e uno del territorio (da sempre amico di AAA) Franco Cuccureddu. Anche questa è stata una discussione lunga e approfondita, eravamo d'accordo tutti sull'insieme delle questioni, in particolare sull'opportunità che vi sia uno sforzo collettivo per riuscire ad avere - nella forma tecnicamente più efficace - il riconoscimento di un finanziamento regionale specifico per AAA, in quanto sede "non suburbana". Ci risentiremo, coinvolgendo anche altri consiglieri della provincia e altri attori.
Infatti con gli onorevoli presenti abbiamo convenuto (e così è stato in tutti gli incontri) che ci sono quattro attori principali per dare una risposta alla domanda: è utile un Dipartimento di Architettura ad Alghero? E alla domanda: è possibile un un Dipartimento di Architettura ad Alghero?
Forse sarebbe utile coinvolgere anche la Provincia. In altri contesti territoriali anche imprenditori e mondo della finanza potrebbero essere attori importanti. Quindi possiamo provare a trovarne altri, di attori, ma intanto questi quattro sono quelli di base: Ateneo, Regione, Comune e Dipartimento. Se ciascuno potesse fare sino in fondo la sua parte e se trovassimo una comune visione, potremmo farcela.
In sostanza anche questo incontro è stato molto positivo.
Oggi abbiamo incontrato, in una riunione molto approfondita e seria, il Sindaco, Stefano Lubrano, e quattro Assessori: Alma Cardi, Massimo Canu, Pietro Monte, Gianpaola Scanu.
Abbiamo parlato di tutto, dalle emergenze quotidiane, alle criticità logistiche, ai rapporti istituzionali, agli spazi, alle forma di gestione e di assegnazione, alla localizzazione di attività.
Tutti gli amministratori presenti hanno confermato che per la città di Alghero la presenza di AAA è molto importante.
Abbiamo convenuto sul fatto che gli attori sono appunto quattro (io ho ribadito che noi siamo orgogliosi di essere parte dell'Università di Sassari, ma che è il Dipartimento a conoscere la situazione e le esigenze per la sua permanenza ad Alghero: infatti siamo il solo Dipartimento della Sardegna a essere in una sede staccata) e che bisogna trovare un  accordo tra tutti.
Gli amministratori hanno detto che stanno alacremente lavorando a istruire le complesse questioni che sono implicate nelle scelte che l'Amministrazione deve fare e che una seduta della Giunta (di quelle definite "strategiche") sarà destinata, il 30 Ottobre, al tema dell'Università ad Alghero.

Abbiamo ringraziato tutti i nostri interlocutori di questi due giorni,  per l'attenzione e il sostegno, a ognuno abbiamo regalato la maglietta e la borsa di tela con il nostro logo Architettura ad Alghero.


Le mie considerazioni sono che non ci sono troppe probabilità che le condizioni necessarie perché si mantenga un Dipartimento di Architettura ad Alghero si verifichino tutte; sono parecchie e complesse e richiedono tempo. Ma tempo ce ne è molto poco. Speriamo e lavoriamo perché si possa restare, ma cominciamo a pensare alla possibilità di trovare una collocazione a Sassari (o ad Olbia? o a Oristano?).
Questo proporrò domani al Consiglio di Dipartimento: di nominare una commissione per valutare le alternative possibili, rinviando la decisione finale da proporre all'Ateneo al Consiglio del 16 Gennaio.

P.S.
Per diverse ragioni, non me la sento di interrompere il mio blog. Anche se il fatto che da molti sia giudicato inopportuno, mi dà da pensare. Magari mi piacerebbe discuterne, con serenità. In un prossimo post proverò a chiedervi un parere.



Comunicato di Natacha Lampis
Stamattina, in qualità di Presidente della Commissione Cultura, Istruzione e Politiche sociali, ho incontrato una delegazione della Facoltà di Architettura.
L’appuntamento è nato da un invito rivoltomi dal Direttore del Dipartimento, il Prof. Arnaldo Cecchini,  il quale ha voluto, tramite me come rappresentante, parlare con il Consiglio Comunale per presentare la situazione complicata che la Facoltà di Architettura sta vivendo.
Con parole garbate e misurate la delegazione della Facoltà mi ha spiegato le questioni che destano maggiore preoccupazione.
La prima questione, forse la più chiara ad un numero maggiore di cittadini algheresi, è la quella degli spazi. Ormai da diversi mesi l’attività didattica dei circa cinquecento studenti che studiano presso Architettura si svolge in modo difficoltoso e non adeguato alle necessità. Il commissario si era impegnato con Architettura a risolvere la questione delle aule didattiche entro l’anno. Ma così, continuando di questo passo, non avverrà. Questo perché la gestione e l’organizzazione degli spazi del complesso di Santa Chiara, che erano stati individuati come soluzione, appaiono ancora un po’ incerte a causa di alcuni aspetti che non sono ancora stati definiti con la necessaria chiarezza.  Ad esempio, la biblioteca che era stata pensata e progettata per essere biblioteca della Facoltà ma accessibile e disponibile anche per l’intera città, con una formula di condivisione tra l’Università e il Comune, non ha ancora visto la costituzione della commissione che dovrà occuparsi di definirne la gestione in comune; altra cosa, l’aula magna – irrinunciabile per qualsiasi università – è ancora oggi bloccata dal progetto, che si è sovrapposto sullo stesso spazio,  dell’archivio storico; e ancora, i criteri e le modalità di manutenzione degli edifici non sono stati ancora discussi e stabiliti. Si tratta di fatti importanti che stanno pregiudicando già da tempo una piena operatività didattica dell’università, a scapito soprattutto degli studenti e delle loro famiglie, e per i quali è legittimo chiedere all’amministrazione di trovare una soluzione. Mediando, negoziando, se necessario; entrambe le parti, sia Architettura che il Comune. Ma avendo chiaro un obiettivo condiviso, per il bene di entrambi: tenere Architettura ad Alghero.
La seconda questione è quella delle ridotte risorse economiche a causa del fatto che la Facoltà di Architettura è stata esclusa negli ultimi anni dai fondi per le sedi staccate. Questo ha gravemente intaccato la sua possibilità di operare così come si potrebbe sul piano didattico, su quello della ricerca ma anche su quello più pratico della gestione e della manutenzione degli edifici nei quali l’università esercita  la sua attività. Su questo punto penso che i consiglieri regionali, avendo a fianco un’amministrazione convinta e determinata, debbano fare una battaglia in Regione, una battaglia per i diritti della nostra città, una battaglia di tutti i cittadini; perché l’università pubblica – così come la scuola pubblica – è un bene comune che va difeso e tutelato. 
La terza questione riguarda il ruolo della Facoltà nella nostra città e la possibilità che tra Architettura e il nostro Comune si possa creare una collaborazione più viva e efficace.  Rispetto a  questo punto io propendo per il buon senso, condito con un bel pizzico di sano opportunismo.  Intendo dire che se in città c’è chi ha tutto l’armamentario – risorse umane, strumenti, progetti, relazioni umane, ricerche - per ragionare su alcuni specifici temi, perché mai la città non dovrebbe avvantaggiarsene? Cerchiamo di capire bene cosa la Facoltà ci può offrire, disturbiamola di più, mettiamola maggiormente al servizio della città. Si chiama scambio, si chiama sinergia, si chiama cooperazione tra istituzioni; ma si chiama anche strategia per la crescita e lo sviluppo.
Come avete potuto leggere le mie sono considerazioni semplici. Ad esse voglio aggiungere solo qualche altro elemento ancora, prima di chiudere. Io penso che avere ad Alghero una facoltà universitaria sia una grande opportunità. Lo è prima di tutto da un punto di vista culturale perché significa nutrire il pensiero, arricchire lo sguardo sulle cose, entrare in contatto diretto con le idee che circolano nel mondo intorno a noi, al di fuori della nostra straordinaria ma piccola realtà cittadina. Lo è in termini sociali perché la cultura è il miglior collante per una comunità, aiuta a pensarsi “in grande”, a non svilirsi e a non svalutarsi. E lo è anche da un punto di vista economico perché la cultura è un motore formidabile di sviluppo nel momento in cui essa si trasforma in progettualità; e non solo questo: è strumento economico – bisogna dirlo per completezza di ragionamento anche se è forse un po’ volgare rispetto alle considerazioni che ho fatto precedentemente – anche nei termini di danari che una qualsiasi facoltà universitaria lascia alla città che la accoglie attraverso gli studenti che vivono nelle sue case, spendono nei suoi negozi e nelle sue librerie, o si intrattengono nei suoi locali alla sera.
La delegazione della Facoltà di Architettura mi ha chiesto di poter incontrare la commissione nella sua interezza, appena possibile. Penso che sia una cosa importante da fare. Nei prossimi giorni chiederò quindi la disponibilità dei componenti.  Credo sia giusto che ogni singolo membro possa ricevere in modo completo e dettagliato tutte le informazioni  per farsi un’idea propria e personale. Io la mia me la son già fatta.

 

1 commento:

  1. La Facoltà è stata esclusa dai finanziamenti: perchè non le spettavano, perchè non li ha chiesti, o perchè non gli sono stati dati? Non c'è da meravigliarsi se qualcuno desideri impossessarsi di una formigoniana eccellenza, e chiuda i rubinetti. Ma in ogni caso, non vedo in che modo l'opinione pubblica, mobilitandosi(?) , possa incidere sull'evolversi dei fatti. La democrazia è rappresentatività, e questo è uno di quei casi in cui i rappresentanti eletti devono sentire alle spalle il consenso e lavorare: loro, però, e non altri.

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