giovedì 26 aprile 2012

Votate per chi volete, ma votate





UN INVITO – UN INVITO SERIO E IMPEGNATIVO


Care studentesse e cari studenti, care dottorande e cari dottorandi, il giorno 9 maggio si voterà per l’elezione delle rappresentanze di studenti e dottorandi negli organi di governo di Ateneo e di Dipartimento.

Il nostro Dipartimento ha bisogno che vi sia una partecipazione elevata a queste elezioni.
In primo luogo perché partecipare al voto è sempre opportuno.
In secondo luogo perché crediamo nell’auto-governo dell’Università e questo auto-governo è tanto più credibile quanto più alta è la partecipazione al voto; Dipartimenti, Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione sono sedi in cui si decide il futuro dell’Università: la voce e il voto degli studenti contano, devono contare.
In terzo luogo perché io – come Direttore del Dipartimento – mi sono impegnato a rimettere il mio mandato, dopo le vostre elezioni, perché il Direttore deve essere il Direttore dell’intera comunità.
Infine perché abbiamo bisogno di una dimostrazione che la nostra comunità, quella di Architettura ad Alghero, è compatta e determinata a difendere le sue prospettive future, a mantenere e potenziare la sua offerta formativa: se molti studenti e dottorandi votano, questo potrà essere “più possibile”.

Vi rammento che il giorno 5 Maggio AAA incontrerà la cittadinanza: ci aspettiamo che molti di voi, anzi che tutti voi ci siate.

Vi invito pressantemente ad andare a votare; come si diceva una volta: “votate per chi volete, ma votate”.

Tutti gli spazi di comunicazione di AAA sono a disposizione di tutte le candidate e di tutti i candidati.

Grazie

Arnaldo Cecchini

domenica 22 aprile 2012

Cominciamo a pensarci


Un bilancio dopo tre mesi è opportuno.
E credo che, come è inevitabile, abbia la colonna degli attivi e quella dei passivi.
Tra gli attivi voglio mettere soprattutto l’impegno di molte donne e uomini della nostra comunità a farsi carico della nostra comune impresa: docenti, assegnisti e dottorandi, collaboratori, studenti.
Un impegno non dovuto.
Voglio anche mettere la consapevolezza da parte dell’Ateneo dei problemi e delle specificità di Architettura ad Alghero, consapevolezza che si è tradotta in azioni concrete, consistenti e visibili, pur tra i mille ritardi e le difficoltà burocratiche e amministrative.
Ma i passivi sono superiori.
Partirei dal primo, molto significativo.
Ho scoperto che non sono la persona giusta: ragioni di salute, di collocazione politico-culturale, di eccessiva considerazione per le regole, di estraneità all’ambiente "accademico", mi rendono un pessimo leader e un ancor "più pessimo" accademico: ho poi una crescente idiosincrasia per le situazioni “ufficiali” e una ridotta capacità di lavoro.
Ma ci sono anche altre considerazioni: nonostante impegni e buone volontà saremo in gravissima difficoltà ad avviare il prossimo anno accademico: spazi per la didattica e per la ricerca, assenza dei docenti stranieri, difficoltà con i  tutores; e non è solo un’emergenza: già c’è l’annuncio che per l’anno dopo i fondi per i visiting professor saranno azzerati.
E non solo: ci saranno ritardi e incertezze per i nuovi bandi per ricercatori che già ci fanno temere per la soglia di legge dei 35 aderenti.
E potrei continuare.
Insomma un quadro in cui, sostanzialmente, non solo per colpa mia, la situazione è peggiorata.

Come sapete, io avevo assunto l’impegno di dimettermi non appena fosse stata completata la costituzione del Consiglio con l’elezione degli studenti: non so se l’Ateneo contemplerà questa possibilità e se sarò il solo a farlo, ma – da qui potete avere conferma del fatto che sono “sbagliato” – io sento il dovere, non negoziabile, di farlo.
Come sapete, non è necessario e non è scontato che io presenti di nuovo la mia candidatura: in tutta onestà penso di non farlo; dopo il Consiglio del 16 maggio formalizzerò le mie dimissioni, seguirò sino ad allora  le scelte che devono essere fatte per l’avvio (nelle forme in cui sarà possibile) del prossimo anno accademico e per lasciare una situazione gestibile.
Spero che ci sia qualcuno che se la sente, più giovane e più capace di me, di provare ad andare avanti: cominciamo a pensarci. Io darò una mano.

Grazie comunque.      

giovedì 19 aprile 2012

Valore legale del titolo di studio

Anche la CRUI, almeno così dice, è contro la proposta dell'abolizione legale del titolo di studio, oggetto in questi giorni di un questionario "pilotato" del MIUR.
Anche il nostro Ateneo, lo ha ribadito più volte il nostro Magnifico Rettore, è contro questa dissennata proposta, che penalizzerebbe le Università periferiche e del Sud e darebbe spazio a un pletora di Università private, mere fabbriche di titoli a pagamento (in sostanza non servirebbe comprarsela a Malta la Laurea).
Insomma una sciagura.
Il movimento Università Bene Comune propone un contro-questionario: http://www.di.unito.it/valorelegale/.
Vi invito a partecipare.

ABC

mercoledì 18 aprile 2012

Ricerca, didattica e altro.

Avrei voluto dedicare questo blog all'intervista che mi hanno chiesto "quelli di Sardarch", un interessante gruppo di ricerca e discussione, che - bontà loro - mi hanno poi proposto di gestire un angolo che vorrei proporre come spazio condiviso della nostra comunità: ma do solo la notizia e ci tornerò.

Lo dedico invece a una questione cui tengo molto, cui ho dedicato un libretto curioso, quello del ruolo dell'Università a partire dalla ricerca.

In questi giorni c'è la valutazione nazionale della qualità della ricerca degli Atenei (VQR) e - come era prevedibile e giusto - vi sono e vi sono state discussioni e polemiche sui criteri adottati e sull'opportunità di questa valutazione.
Dico la mia: credo che questa valutazione sia opportuna e che - tutto sommato - la metodologia scelta non sia malaccio (se considerata in maniera aggregata).
Ciò premesso mi preme intervenire su alcuni scambi di battute che abbiamo avuto all'interno della nostra comunità.
Prenderò come riferimento per la discussione il mio amico Plinio Innocenzi, per molte ragioni, ma soprattutto perché egli è un ottimo ricercatore, un ottimo docente, un ottimo "organizzatore", ed è molto più bravo di me in ognuna di queste attività.
Per cui se dico che penso che un professore universitario debba (debba) occuparsi di ricerca, di didattica e di organizzazione (di tutte e tre le cose) penso che mi capirà.
Infatti l'Università degli studi ha come scopo specifico la formazione e l'educazione, finalizzate in primo luogo alla costruzione di cittadini colti e preparati (e non - in primo luogo - a una formazione professionalizzante; a questo servono le corporate universities o le specializzazioni o i Master) al massimo livello possibile di competenze e conoscenze (per questo avere un'attività di ricerca è essenziale per l'Università, e per questo io sono totalmente contrario all'idea accarezzata dal Ministro Profumo di avere un pugno di Università di "eccellenza" e una pletora di cosiddette teaching universities; l'attività di ricerca nell'Università sia quella di base sia quella applicata sono consustanziali alla missione dell'insegnamento, anche se deve essere autonoma  e  liberamente scelta); l'Università - dalle sue origini e per sua natura - è poi un organismo autonomo (dallo Stato, dai potenti, dalle Chiese, dai mercanti) e quindi deve auto-governarsi: per questo anche i compiti organizzativi sono propri della funzione dei professori.
Ricerca, didattica, organizzazione: io penso che un professore debba - con una miscela variabile anche diacronicamente - occuparsi e bene di tutte queste tre cose; in particolare penso che la valutazione della sua carriera debba tener conto di questi tre aspetti.
Credo che ci debba essere un'elevata soglia minima per ciascuno di questi aspetti.
Qualche eccezione? Sì.
Alcuni grandi geni cercavano di liberarsi del peso della didattica: penso al grande Galilei, che per riuscire a farlo, oltre che un po' di ruffianeria nei confronti dei Medici ha perso la tutela della Serenissima e quasi ci rimetteva la pelle; o alle ambite cattedre di alcune prestigiose Università "senza obbligo di insegnamento". Ecco a Galilei si poteva concedere di dedicarsi solo alla ricerca.
Anche se il mio preferito è uno dei più grandi geni della storia, l'incomparabile Richard Feynman, che amava fare didattica ed era in grado di portar dentro anche alle lezioni di Fisica di base il portato della sua eccezionale esperienza di ricercatore, premio Nobel.

Quindi ben venga la VQR anche se mi piacerebbe altrettanta attenzione alla qualità della didattica (a quando una VQD?).
E se sul concetto di misura sarebbe bello discutere (lo farò con Corbellini il 3 maggio a Udine).

Ma veniamo a noi. Bisogna dire tre cose.
La prima è che abbiamo dedicato un'attenzione insufficiente al problema della ricerca nella nostra Facoltà. E invece serve attenzione per molte ragioni; non tanto perché non vi siano numerosi colleghi che fanno della ricerca, spesso buona; ma perché siamo una Facoltà (ora Dipartimento) con una grande varietà disciplinare e con un numero non irrilevante di ricercatori trans-disciplinari (un'ottima cosa, un po' troppo penalizzata): su questo dobbiamo riflettere, così come sui criteri di valutazione e di misura.
La seconda è che abbiamo speso una grande quantità di energie per il progetto formativo: alcuni di noi più di altri; ed è vero questo, in taluni casi, può avere provvisoriamente penalizzato la produzione scientifica.
La terza è che c'è stata - soprattutto per l'organizzazione, ma anche per la didattica (penso alle Tesi di laurea) - una distribuzione iniqua, a volte troppo iniqua, dei carichi e questo non va bene.

Quindi ha ragione il mio amico Plinio, alla ricerca va data un'attenzione costante, non occasionale,  e - aggiungo - un'attenzione ragionata.
L'avevo scritto nel mio "programma" e lo confermo; prima dell'estate dobbiamo fare una conferenza di Dipartimento sulla ricerca e dobbiamo razionalizzare e rafforzare i laboratori di ricerca, anche con una qualche attenzione alla loro produttività.
Nel frattempo credo che guadagneremo tutti dal fare uno sforzo di comprensione reciproca: dell'importanza della fisica, dello studio della lingua navajo, dell'architettura e dell'epigrafia nella cultura universitaria e della fecondità della diversità dei programmi di ricerca.

En passant aggiungo che se dobbiamo fare sul serio, sul serio si faccia con trasparenza e con la definizione di criteri pubblici e conosciuti; anche - e ci toneremo - nella scelta dei premiati a teatro (qualcosa di come sono stati valutati i premiati "scientifici" l'ho capita, ma gli altri? E perché i nostri numerosi "non scientifici" - ovvero non compresi nella "misura" da parte di una società esterna - non hanno potuto competere e quelli di Lettere sì?).
Ma - ripeto - ci torneremo

Ad majora.

venerdì 13 aprile 2012

Allo stremo

Care amiche e cari amici,
nel rinnovarvi l'invito per sabato 5 maggio (allego la Locandina), faccio un rapido punto della situazione.
Parto dalla nota ottimista (se ce ne è una): qualcosa dovrebbe muoversi nella prossima settimane per il personale.
E c'è qualche chance per un finanziamento straordinario di una qualche consistenza, ancorché insufficiente.
Testimonianze positive delle volontà politica dell'Ateneo di prendere in considerazione i problemi di AAA.

Per le sedi: interventi minori, ma urgentissimi, su quelle esistenti, soluzione provvisoria al Liceo, spazi del Santa Chiara, siamo invece fermi; in queste condizioni non siamo in grado di pianificare il prossimo anno accademico e dare una postazione di lavoro a tutti i nostri docenti, assegnisti e dottorandi.
La situazione delle coperture degli insegnamenti per il prossimo anno, dopo la drastica riduzione dei contributi regionali per i visiting professor, è drammatica: ci riuniremo a breve, conti alla mano, ma la possibilità concreta che uno dei nostri corsi non possa partire c'è.
Dopo essere stati costretti a chiudere Design (che era e sarebbe rimasto un ottimo corso, necessario alla Sardegna), potremmo dover chiudere la triennale di Urbanistica (un ottimo corso, necessario alla Sardegna, importantissimo nel momento in cui tantissimi corsi di Urbanistica chiudono in tutta l'Italia).
Cercheremo di impedirlo, ma con il quadro attuale delle risorse non saprei come fare.
L'ulteriore mazzata è l'annuncio che per l'anno successivo i fondi della Regione per i visiting professor saranno ridotti a zero.
Provo a ripetermi: meno di un milione di euro all'anno (un terzo di quel che va alla sede staccata di Nuoro, parecchio meno di quel che va ad Oristano) ci consentirebbe (una volta risolto il problema delle sedi e del personale)  di organizzare un'offerta formativa, stabile, di qualità, con una proiezione internazionale; due corsi di laurea triennale in Architettura e Urbanistica, due magistrali internazionali, quattro o cinque importanti Master, un dottorato internazionale, la partecipazione ad altri dottorati con altri Dipartimenti; in prospettiva - anche in relazione con Cagliari - un corso di laurea di Design; in prospettiva l'allargamento dell'offerta formativa in collaborazione con Agraria, Chimica e Scienze e la costruzione di una Scuola Politecnica internazionale con Dipartimenti del nostro Ateneo e stranieri.
Tutto questo in una sede decentrata, dando sostanza e valore all'idea di un rapporto con il territorio forte e capace di creare valore.
Ci può dire qualcuno, e lo chiederemo con insistenza e creanza, perché una scelta così ovvia e vantaggiosa viene ignorata od osteggiata (a parte che dall'Ateneo che - con i suoi tempi - sta facendo il possibile?)?
Ma le cattive notizie non finiscono qui: un prossimo post (che interesserà direttamente colleghi e collaboratori) sarà sulla riapertura del bilancio (eh sì a metà aprile non è ancora aperto e non sappiamo quando lo sarà): stay tuned.     

venerdì 6 aprile 2012

Altri dieci (e poi altri ancora): cinque maggio!

Chiederei a tutti i membri della nostra Comunità di bloccare nella loro agenda la data del 5 maggio: è un sabato, e per tutta la giornata ragioneremo, non da soli, del futuro di AAA; un futuro che potrebbe essere luminoso.
Daremo il via alle iniziative per il decennale di Architettura ad Alghero, iniziative che saranno numerose, aperte, importanti,  eleganti, ma sobrie.
Il 5 maggio tutto il giorno: prego studenti, ex-studenti, collaboratori, docenti di tenersi liberi: sarà bello. Inviteremo tutti i cittadini di Alghero e abbiamo previsto uno spazio di confronto per i candidati sindaci. Passate parola?

Intanto come promesso, allego il quadro delle "deleghe": come ho scritto nella mia lettera di accettazione della candidatura, non amo e non so esercitare il potere, ma credo di avere capacità di  pianificazione e di visione strategica; per questo le deleghe sono deleghe vere e dobbiamo tutti cercare di imparare a chi rivolgerci per cosa.

Cari saluti.

Quadro delle deleghe

martedì 3 aprile 2012

Tredici a tavola

Prima di Pasqua farò un altro post su alcune questioni interne al Dipartimento, ma oggi voglio precisare qualcosa che riguarda il nostro rapporto con l'Ateneo.
Noi di AAA vogliamo che tutti i dipartimenti dell'Ateneo siano rappresentai in Senato. In gennaio ho posto all'incontro dei Direttori la questione, non essendo molto ascoltato, ho poi riproposto per iscritto l'idea che sarebbe stato bene che una modifica di Statuto in questo senso fosse votata prima delle elezioni per il Senato accademico, per rasserenare il clima: anche in quell'occasione non sono stato ascoltato. Subito dopo le elezioni ho dichiarato che sarebbe stata comunque opportuna una modifica dello Statuto che consentisse all'unico Dipartimento non rappresentato di avere un posto in Senato.
Posso ripeterlo? Noi di AAA siamo favorevoli a che tutti i Dipartimenti siano rappresentati in Senato.
E siamo perché ciò avvenga nel più breve tempo possibile.
Per farlo occorre una modifica dello Statuto che sia non contingente, ma consenta di "accogliere" eventuali cambiamenti nel numero di Dipartimenti. Non è difficile costruire una norma che dica che il numero dei docenti in Consiglio è (almeno) pari al numero dei Dipartimenti. Quindi non si scrive tredici (perché magari il numero cambierà), ma si scrive una norma che rimanga efficace qualunque sia il numero di Dipartimenti.
Questa è la sola obiezione: non è male che le cose di facciano bene qualche volta.
Ribadisco siamo pienamente d'accordo a che tutti i Dipartimenti siano rappresentati e che la norma che lo prevede sia giusta e lungimirante.
Aggiungo un'altra verità: noi non siamo contrari a che l'offerta formativa dell'Ateneo si arricchisca, al contrario pensiamo che vada fatto. Pensiamo però che vada fatta un'analisi attenta dei corsi che si trovano in difficoltà, alcuni dei quali magari vanno sostenuti o rilanciati, altri forse chiusi, e che i corsi nuovi vengano pensati in una dimensione strategica e di sistema; meglio ingegneria informatica o informatica? E perché no anche Design? E perché no Design in rapporto a Scienze della comunicazione? E perché no un'Ingegneria del territorio? E perché no qualcuno di questi  corsi non farli in forma congiunta con altre Università? Con Cagliari? Ci si ragiona, con calma e senza prevenzioni; si ragiona sulle coperture e sugli eventuali investimenti in modo chiaro e trasparente, con una visione strategica; questo abbiamo detto e diciamo.
Come sempre quel che pensiamo lo diciamo, come sempre sappiamo che saremo "interpretati"; poco male.