giovedì 25 ottobre 2012

In movimento!

Qualche ora fa ho incontrato i rappresentanti degli studenti.
Non c'era un clima di gioia, non c'era un clima di speranza, ma non c'era un clima di rassegnazione.
Abbiamo parlato di spazi, di risorse finanziarie, di servizi.
Abbiamo riso quando abbiamo rievocato la famosa proporzione che sta alla base della nostra esclusione dai finanziamento per le sedi gemmate: Alghero sta a Sassari come Monserrato sta a Cagliari.
I nostri sono studenti sono in media bravi, ma non ci voleva di essere troppo bravi per sghignazzare un po'.
Di qui al 16 gennaio, data del Consiglio di Dipartimento che verificherà se ci sono le condizioni per restare ad Alghero, ci daremo tutti da fare. Le nostre studentesse e i nostri studenti in primo luogo.
Con noi hanno imparato molte cose: non sempre siamo d'accordo, ma noi li consideriamo interlocutori fondamentali del nostro progetto, non utenti o clienti; una delle cose che hanno imparato è che hanno diritto di parola, di interlocuzione, di protesta, di proposta. Non c'è qualcuno che studia, analizza, valuta e decide per loro, ma la loro voce è fondamentale per scegliere; se qualcuno di loro mi ha ascoltato in una mia lezione ricorderà quando ho parlato della parresia, del parlar franco; un diritto, ma molto di più un dovere delle persone libere, uno dei fondamenti della libertà e della democrazia.
Il bello è che da noi ad AAA il parlar franco è considerato un valore.
Come consideriamo un valore l'assunzione di responsabilità.
Il che vuol dire che ne sentiremo e vedremo delle belle.

Aggiungo una nota e un ringraziamento. Ho posto alle ragazze e ai ragazzi, che già vivono in spazi angusti e con un calendario molto serrato (forse non tutti sanno che molti di loro a fine giugno sono in difficoltà perché devono lasciare gli appartamenti), la questione se potevamo far slittare le lezioni per ospitare, occupando un terzo del nostro spazio vitale, gli esami di stato. Mi hanno detto: parliamone, non vorremmo che i nostri colleghi perdessero questa opportunità. Li ringrazio per la loro disponibilità che mi impegno a non scambiare per pazienza o rassegnazione. So che non è così e penso (e spero) che ce ne accorgeremo.

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