venerdì 9 marzo 2012

Su alcune questioni di Ateneo e sull'otto marzo

Intanto voglio spiegare perché non ho scritto questo blog ieri, cogliendo l'occasione per celebrare l'otto marzo.
Per due ragioni; un po' perché mi vergognavo della scarsa attenzione che in tutto l'anno il nostro Dipartimento e il nostro Ateneo prestano alla questione di genere; un po' perché è mia abitudine non fare auspici generici, ma prendere impegni concreti e non sapevo e non so che impegni prendere (ma magari presto potrò proporne uno).   

In questi giorni il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione in scadenza hanno, un po' acrobaticamente, approvato l'istituzione di un nuovo corso di Laurea in Ingegneria dell'informazione (classe L-8).
Io ho espresso in una mail al Magnifico Rettore e alla pro-Rettore vicaria i miei dubbi, che ora ritengo opportuno rendere noti alla mia comunità. Preciso che, non essendo membro del vecchio Senato,  non ho potuto votare sulla proposta e che le uniche ragioni per cui ho manifestato le mie perplessità è che ero e sono perplesso: una buona ragione per dire di essere perplessi è che si sia perplessi davvero.
Vi giro alcune delle mie considerazioni inviate la sera prima della seduta:


Mi consentirete, a futura memoria, alcune considerazioni, di cui farete l'uso che riterrete opportuno.
Mi pare di capire che una Facoltà in cui vi è un solo docente (tra l'altro un giovane e brillante ricercatore che ha appena preso servizio) di materie caratterizzanti o di base decide di istituire un corso del tutto nuovo, che - a conti fatti - non so se abbia le coperture minime nemmeno a livello di Ateneo. {non le ha NdA}
Ora io mi chiedo qual è il progetto formativo dentro cui si inserisce questo corso? Quale sostenibilità in termini di requisiti ha nel tempo; o siamo solo noi gli unici imbecilli che non hanno mantenuto in vita un corso di laurea importante, quello di Design, perché non avevamo la sostenibilità negli anni successivi? E se la sostenibilità la garantirà l'Ateneo non sarebbe stato opportuno discutere anche quella di altri corsi di laurea, tra cui - ripeto - quello di Design che era già in essere e ben operava? C'è un progetto di Ateneo per coprire aree vuote? E - nel caso - con quali sbocchi per i laureati triennali? E perché ingegneria informatica ad esempio e non ingegneria biomedica, stessa classe di laurea, o ingegneria dell'ambiente e del territorio (possiamo istituirla, magari con un solo docente, facendo ricorso alle risorse di Ateneo?). Come vedete io non penso che non vada bene istituire nuovi corsi e coprire nuove aree, ma mi chiedo con quale visione e prospettiva? 
Potete anche non rispondermi e non importa. Potete anche non considerare le mie perplessità. 
Ma almeno se un giorno avremo problemi, potrò dire che io l'avevo detto.  

Io credo che sia utile e importante che l'Ateneo rifletta, di concerto con i Dipartimenti, sul complesso della sua offerta formativa, curriculare e no; anzi  penso che sarebbe stato bene farlo contestualmente alla costituzione dei Dipartimenti. 
Non ho nulla contro Ingegneria informatica, ma penso che se vogliamo istituire nuovi corsi, per i quali dovranno essere investite risorse per il reclutamento nei settori necessari (quindi "nuovi", non ancora coperti) e per i quali potrebbero trovarsi sguarniti altri corsi di laurea, dovremmo farlo avendo una visione complessiva, pensare a un sistema, ragionare su una sostenibilità pluriennale, capire quali sbocchi possono avere i nostri  studenti.
E qui ripropongo, senza acrobazie e nel dibattito pubblico, la mia convinzione che un corso di Designa serva e possa essere importante; mi impegno e mi impegnerò a portare la questione della sua attivazione in tutte le sedi.

ABC

P.S.
Molti amici e colleghi mi dicono che non si fa così: che non è opportuno  dire quel che si pensa in modo esplicito, ma io così so fare e penso che sia giusto fare. 
Mi stupiscono a volte le argomentazioni di cui la più simpatica è quella che rimanda a una storiella ebraica ripresa da Freud:“Due amici si incontrano in treno, in una stazione della Galizia. ‘Dove vai?’ domanda il primo. ‘A Cracovia’, risponde l’altro. ‘Guarda che bugiardo’ brontola il primo. ‘Se dici che vai a Cracovia, vuoi farmi credere che vai a Leopoli. Ma io so che vai proprio a Cracovia. Perché menti dunque?

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