mercoledì 21 novembre 2012

Tutta mia la città

Mentre il tempo scorre inesorabile e ogni giorno che passa rende sempre più arduo affrontare e risolvere i problemi del futuro di AAA, ogni tanto c'è qualche buona notizia.

Quella di cui vorrei parlare oggi è il via libera del Senato accademico alla nascita di uno spin-off sostenuto dall'Università di Sassari, un'impresa  che nasce da un'esperienza pluriennale di ricerca e di azione sulla città dei diritti del nostro Dipartimento.
Cos'è uno spin-off lo dice il regolamento dell'Università di Sassari:

Spin off dell'Università degli Studi di Sassari
L'Università di Sassari favorisce la costituzione di società per azioni i società a responsabilità limitata aventi come scopo l'utilizzazione imprenditoriale in contesti innovativi, dei risultati della ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e/o servizi al fine di:
  •  incentivare le forme di auto impiego
  •  sviluppare nuove forme di occupazione nei settori ad alto contenuto tecnologico
  •  incentivare l'applicazione della ricerca
  •  impedire la fuga dei neo laureati più brillanti
  •  incentivare il trasferimento tecnologico verso l'esterno

Vengono definiti "spin off dell'Università degli Studi di Sassari" le società per azioni o a responsabilità limitata alle quali l'Ateneo partecipa direttamente in qualità di socio. Soltanto le società alle quali partecipa l'Ateneo possono valersi del titolo "spin off dell'Università degli Studi di Sassari" e possono utilizzare il logo dell'Ateneo.
Vengono altresì definiti "spin off sostenuti dall'Università degli Studi di Sassari", le società per azioni o a responsabilità limitata nelle quali l'Ateneo non ha una quota di partecipazione.

Secondo me l'idea delle ragazze di Tamalacà (si chiama così la società, un acronimo che sta per "tutta mia la città" dalla mitica canzone dell'Equipe 84) è una bella idea e sono certo che avrà successo. Si tratta della prima proposta di società dei nostri giovani per mettere a frutto anni di ricerche, di interventi e di collaborazioni: in pista ce ne sono diverse altre (ve ne parlerò); a tutte sono molto affezionato, ma mi fa piacere che la prima arrivata sia questa, che nasce nel mio laboratorio e che è fatta da quattro giovani donne. Se riterranno Elisa, Francesca, Paola e Valentina ci diranno qualcosa di più di quel che fanno e renderanno pubblico il sito, molto bello, che stanno preparando ormai da molto (troppo?) tempo.
Ecco cosa mi sarebbe piaciuto fare nel mio mandato, lavorare concretamente per favorire l'occupazione dei nostri laureati e dei nostri collaboratori con idee di impiego e di imprese innovative e socialmente responsabili ovvero sostenibili anche per il terzo aspetto di questo abusato concetto di sostenibilità, quello spesso dimenticato che forse è prodromico rispetto agli altri due (ambiente ed economia), quello sociale, cui come AAA siamo, ovviamente, molto "attaccati".
E lavorare a ridurre la precarietà si chi lavora per noi, un piaga sempre più dolorosa delle Università.
Mi sarebbe piaciuto aver tempo da dedicare a queste cose. Ed è la cosa che rimpiango di più.

  

6 commenti:

  1. Raccogliamo volentieri l'invito del prof. Cecchini e approfittiamo di questo spazio per raccontarvi brevemente qualcosa su TaMaLaCà, in attesa del sito che sarà online a brevissimo (promesso!).
    Obiettivo di TaMaLaCà è promuovere le "capacità urbane" di tutti quegli abitanti che non possono usare pienamente la città così come attualmente è: una città i cui spazi pubblici e le cui strade sono progettati principalmente per soddisfare i desideri e dare risposta alle esigenze del tanto dominante quanto poco rappresentativo abitante-tipo adulto, maschio, sano, produttivo, benestante e automunito.
    Al centro dell'interesse e dell'attenzione di TaMaLaCà sono, quindi, i bambini, le donne, gli anziani, gli stranieri, i pedoni, i ciclisti, i senza casa, i diversamente abili...
    Lo sono per diverse ragioni, ma soprattutto perché per noi sono abitanti progettuali, perché nelle loro esplicite od implicite, consapevoli o non consapevoli azioni di rivendicazione dei loro diritti urbani negati ci invitano a pensare ad una città diversa.
    Una città davvero "usabile" da tutti e da ciascuno.
    Una città di cui tutti e ciascuno possano dire "è tutta mia!".
    TaMaLaCà intende promuovere i diritti urbani di questi abitanti (muoversi, trasformare, giocare, conoscere, partecipare, ...) attraverso una progettazione attenta alle loro esigenze e ai loro desideri urbani specifici, di natura spaziale, ma non solo.
    Noi di TaMaLaCà siamo convinte che promuovere i diritti urbani individuali e collettivi delle persone e dei gruppi che ne hanno meno sia la cosa giusta da fare.
    Siamo anche convinte che farlo sia indispensabile per promuovere la qualità della vita della città a vantaggio di tutti i suoi abitanti.
    Inoltre, studiare e progettare per costruire una città dei diritti è il mestiere che abbiamo scelto e che ci piace fare!

    In questo momento siamo felici ed emozionate per l'inizio di questa esperienza.
    Siamo sicure che il prof. Cecchini, come nostro referente scientifico e nostro amico, continuerà a sostenerci come ha sempre fatto. Per ciò che ha fatto e ciò che farà lo ringraziamo di cuore.
    Così come ringraziamo tutti i colleghi di AAA che ci hanno sempre aiutato e che continueranno a farlo (speriamo!): le nostre "quote blu" Cristian e Mirco e Barbara, Chiara, Gianna, Luciana, Sabina, Tatianna, Vlatka ...


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  2. nicolò ceccarelli-docente Facoltà Architettura22 novembre 2012 alle ore 09:54

    Lavorare a questo tipo di progetti, contribuire concretamente allo sviluppo del territorio e del Paese, favorire l'iniziativa dei nostri laureati più bravi e proattivi, costruire iniziative che producono, attraggono, rimettono in circolo risorse economiche a beneficio di tutta la collettività.
    Questi, oltre alla formazione e alla ricerca sono alcuni dei più nobili compiti di una comunità universitaria non al passo coi tempi, ma sempre qualche passo più in la (...è una nostra vecchia abitudine, non possiamo farci nulla).

    Questo-poche volte il 'Direttore' ha avuto più ragione che in questo suo post-è quello che alcuni di noi quotidianamente, rimpiangono.

    Mentre siamo sommersi da problemi e difficoltà che nemmeno dovrebbero esistere.

    E' uno spreco insensato di risorse e di una entità: un Dipartimento Universitario attivo, dinamico, perfettamente collegato internazionalmente e anche al suo territorio, che messo finalmente condizione di fare anche un pochino il suo lavoro, potrebbe dare un grande contributo alla comunità.
    A TaMaLaCà tutti i miei migliori auguri.

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  3. Posso chiedere, per esempio, in che modo questo post può essere reputato inopportuno, o provocatorio? Chi può essere così in malafede? Anna

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