mercoledì 7 novembre 2012

Non solo lamenti


Stamattina ho avuto il piacere e l'onore di essere invitato a condurre una discussione allo IUAV, a Ca' Tron (vedi immagine del piano nobile), con i "padri fondatori" del primo corso di laurea di Urbanistica d'Italia, quarant'anni fa.
C'erano Francesco Indovina, Marco Romano e Bernardo Secchi.
A mio avviso è stato un incontro molto interessante, persino emozionante.
Il senso e le ragioni di un "mestiere" così profondamente legato alla dimensione sociale e alle azioni per l'equità e la qualità della vita di tutte e tutti, sono emerse con grande forza, anche se con angolazioni e prospettive molto diverse.
Il nostro piccolo corso di Alghero raccoglie molto di quell'eredità e ha saputo sin dall'inizio pensare al ruolo del progetto nel governo del territorio (che è anche un'assunzione di responsabilità sociale) e alla necessità di collegare la formazione dell'urbanista con quella dell'architetto (e anche con quella delle scienze ambientali). Ne riparleremo.


Veniamo alle "lamentele".
Ecco la lettera del collega che si occupa della sicurezza (è in attesa che la sua nomina venga resa effettiva); non la commento.

Carissimo Bibo,
in seguito al nostro dialogo intercorso per via telefonica scrivo questo breve resoconto quale futuro addetto locale alla sicurezza.
La situazione delle sedi del nostro Dipartimento, per quel che concerne il riscaldamento/climatizzazione, è inadeguata in particolar modo da un punto di vista normativo.
La 81/2008 all’allegato IV paragrafo 1 sotto paragrafo 1.9 cita testualmente:

1.9. Microclima
1.9.1. Aerazione dei luoghi di lavoro chiusi
1.9.1.1. Nei luoghi di lavoro chiusi, è necessario far sì che tenendo conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici ai quali sono sottoposti i lavoratori, essi dispongano di aria salubre in quantità sufficiente anche ottenuta con impianti di areazione.
1.9.1.2. Se viene utilizzato un impianto di aerazione, esso deve essere sempre mantenuto funzionante. Ogni eventuale guasto deve essere segnalato da un sistema di controllo, quando ciò è necessario per salvaguardare la salute dei lavoratori.
1.9.1.3. Se sono utilizzati impianti di condizionamento dell'aria o di ventilazione meccanica, essi devono funzionare in modo che i lavoratori non siano esposti a correnti d'aria fastidiosa.
1.9.1.4. Gli stessi impianti devono essere periodicamente sottoposti a controlli, manutenzione, pulizia e sanificazione per la tutela della salute dei lavoratori.
1.9.1.5. Qualsiasi sedimento o sporcizia che potrebbe comportare un pericolo immediato per la salute dei lavoratori dovuto all'inquinamento dell'aria respirata deve essere eliminato rapidamente.
1.9.2. Temperatura dei locali
1.9.2.1. La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all'organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.1.9.2.2. Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto della influenza che possono esercitare sopra di essa il grado di umidità ed il movimento dell'aria concomitanti.
1.9.2.3. La temperatura dei locali di riposo, dei locali per il personale di sorveglianza, dei servizi igienici, delle mense e dei locali di pronto soccorso deve essere conforme alla destinazione specifica di questi locali.
1.9.2.4. Le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro, tenendo conto del tipo di attività e della natura del luogo di lavoro.
1.9.2.5. Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l'ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione.
1.9.2.6. Gli apparecchi a fuoco diretto destinati al riscaldamento dell'ambiente nei locali chiusi di lavoro di cui al precedente articolo, devono essere muniti di condotti del fumo privi di valvole regolatrici ed avere tiraggio sufficiente per evitare la corruzione dell'aria con i prodotti della combustione, ad eccezione dei casi in cui, per l'ampiezza del locale, tale impianto non sia necessario
 Ho evidenziato volutamente 2 aspetti importanti:
1) il benessere del lavoratore dal punto di vista termoigrometrico deve essere garantito a fronte della possibilità di erogare il servizio;
2) per garantire tale benessere, in assenza di impianto centralizzato funzionante e a norma, non tutte le soluzioni sono ammissibili.
In merito al secondo punto, l’utilizzo di stufe elettriche genera un consumo elevato di energia unitamente al pericolo di eventuali danni dovuti al collegamento delle stesse alla rete (esempio tramite “ciabatte”).
Nel caso specifico di stufe a combustibile petrolifero (es. “Zibro”), queste lavorano in assenza di una canna fumaria e non sono dunque adeguate per quegli spazi in cui si svolgono servizi pubblici, in particolare per la loro tendenza ad impoverire l’ambiente di ossigeno. Inoltre, non è da sottovalutare la problematica derivante dallo stoccaggio del combustibile stesso, che deve avvenire in locali adeguatamente progettati e conseguentemente autorizzati e collaudati dal comando provinciale dei Vigili del Fuoco. Infatti tale materiale, altamente infiammabile, inevitabilmente comporta un aumento del carico di incendio dell’edifico e richiede adeguate pratiche di smaltimento. Rimango a completa disposizione per qualunque altra necessità.

1 commento:

  1. L'immagine de cá tron  me a fatto ricordare il momento magico della sessione di apertura della conferenza CUPUM. Se si sente il rumore lontano di acqua nel canale. Emilio Haddad

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