Un bilancio dopo tre mesi è opportuno.
E credo che, come è inevitabile, abbia la colonna degli
attivi e quella dei passivi.
Tra gli attivi voglio mettere soprattutto l’impegno di molte
donne e uomini della nostra comunità a farsi carico della nostra comune
impresa: docenti, assegnisti e dottorandi, collaboratori, studenti.
Un impegno non dovuto.
Voglio anche mettere la consapevolezza da parte dell’Ateneo
dei problemi e delle specificità di Architettura ad Alghero, consapevolezza che
si è tradotta in azioni concrete, consistenti e visibili, pur tra i mille
ritardi e le difficoltà burocratiche e amministrative.
Ma i passivi sono superiori.
Partirei dal primo, molto significativo.
Ho scoperto che non sono la persona giusta: ragioni di
salute, di collocazione politico-culturale, di eccessiva considerazione per le
regole, di estraneità all’ambiente "accademico", mi rendono un pessimo leader e un ancor "più pessimo" accademico: ho poi una crescente idiosincrasia per le situazioni
“ufficiali” e una ridotta capacità di lavoro.
Ma ci sono anche altre considerazioni: nonostante impegni e
buone volontà saremo in gravissima difficoltà ad avviare il prossimo anno
accademico: spazi per la didattica e per la ricerca, assenza dei docenti
stranieri, difficoltà con i tutores; e non è solo un’emergenza: già
c’è l’annuncio che per l’anno dopo i fondi per i visiting professor saranno azzerati.
E non solo: ci saranno ritardi e incertezze per i nuovi
bandi per ricercatori che già ci fanno temere per la soglia di legge dei 35 aderenti.
E potrei continuare.
Insomma un quadro in cui, sostanzialmente, non solo per
colpa mia, la situazione è peggiorata.
Come sapete, io avevo assunto l’impegno di dimettermi non
appena fosse stata completata la costituzione del Consiglio con l’elezione
degli studenti: non so se l’Ateneo contemplerà questa possibilità e se sarò il
solo a farlo, ma – da qui potete avere conferma del fatto che sono “sbagliato”
– io sento il dovere, non negoziabile, di farlo.
Come sapete, non è necessario e non è scontato che io
presenti di nuovo la mia candidatura: in tutta onestà penso di non farlo; dopo
il Consiglio del 16 maggio formalizzerò le mie dimissioni, seguirò sino ad
allora le scelte che devono essere fatte
per l’avvio (nelle forme in cui sarà possibile) del prossimo anno accademico e
per lasciare una situazione gestibile.
Spero che ci sia qualcuno che se la sente, più giovane e più capace di me, di provare ad andare avanti: cominciamo a pensarci. Io darò una mano.
Spero che ci sia qualcuno che se la sente, più giovane e più capace di me, di provare ad andare avanti: cominciamo a pensarci. Io darò una mano.
Grazie comunque.
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