sabato 2 marzo 2013

Due mesi decisivi

Prima o poi i nodi vengono al pettine.
Per noi di AAA questi due mesi saranno decisivi a tutti i livelli.

Faccio una premessa: da un punto di vista culturale, scientifico, didattico, di relazioni le cose continuano ad andare bene, oltre le previsioni.
Ne farò un resoconto dettagliato in un prossimo post.
Ma le questioni si addensano.

Partirei dal livello nazionale. Il governo tecnico, in perfetta continuità con i precedenti, continua a emettere decreti e regolamenti che rendono sempre più difficile mantenere in vita corsi di laurea anche solidi.
Intendiamoci: una revisione attenta dell'offerta formativa che metta ordina in un proliferare di corsi di studio immotivato o motivato solo da interessi accademici, con pochi studenti e poca utilità sociale,è tutt'altro che inopportuna; solo che dovrebbe partire da una valutazione di merito, anche sui risultati e non da semplici parametri quantitativi sui requisiti; inoltre dovrebbe essere chiara e definita una volta per tutte e processuale.
Invece si va giù con colpi di accetta, cambiando in continuazione le regole, con il rischio di penalizzare gli studenti e la funzione pubblica dell'Università.
I criteri per l'accreditamento di Dipartimenti e corsi e dottorati sono severi  e in qualche modo ci mettono a rischio.
Alcune scelte oculate fatte in passato penso che ci mettano in condizione di mantenere in modo sostenibile un'offerta formativa coerente e articolata e persino - a certe condizioni - di pensare di completarla, specie se sapremo rafforzare la cooperazione interuniversitaria a livello nazionale e internazionale.
Anche di questo parlerò in un prossimo post.
Ma ci sono alcuni passaggi che non ci rendono del tutto tranquilli.

E poi le solite cose; ma dopo mesi le solite cose sono sempre più insostenibili.
Abbiamo abbandonato l'aula informatica all'Orfanotrofio, reclamata dalla curia (i PC sono in scatoloni); siamo ancora ospiti della Curia con al biblioteca, da sempre insufficiente e inadeguata (con il contratto scaduto); nulla sappiamo dei locali dell'ospedale, l'interlocuzione "operativa" non c'è stata; non abbiamo neanche definito l'accordo per le sedi attualmente in uso.
Voglio essere chiaro. I nostri studenti, il nostro personale, i docenti e i collaboratori hanno diritto a spazi adeguati (per essere precisi: devono avere spazi adeguati, se no non potremo essere accreditati); va da sé che la garanzia di questi spazi deve venire dall'Ateneo, sia che  siano ad Alghero, a Sassari, a Olbia o a Oristano. Noi siamo in attesa di una scelta; come è ovvio ci stiamo dando da fare per valutare e proporre possibili soluzione e alternative, ma è l'Ateneo di Sassari, anche tenendo conto dell non modeste risorse disponibili per l'edilizia che deve fare le sue scelte.
L'opzione Alghero è stata e continua a essere per noi la prima, ma non è l'unica.
Se la comunità algherese non è interessata, proveremo altre strade.
Poiché entro aprile dovremo decidere se mantenere o no in vita i nostri corsi con le nuove immatricolazioni, i tempi per una decisione sono questi.
Ribadiamo anche che è assolutamente essenziale che ad Alghero venga riconosciuta, se resteremo qua, lo stato di sede staccata, in modo formale, dall'Ateneo e dalla Regione, con quello che questo comporta in termini di risorse finanziarie ed umane e di servizi: anche questa è una questione ineludibile.

Il Consiglio di Dipartimento di mercoledì scorso ha deciso di affidare a una commissione composta dai tre colleghi incaricati della ricognizione sugli spazi (Alessandra Casu, Maurizio Minchilli ed Emilio Turco), dalla nostra "senatrice Margherita Solci e da Vanni Maciocco, professore emerito, il compito di attivare tutte i contatti opportuni per giungere a presentare delle proposte operative al Consiglio convocato per il 27 marzo in seduta pubblica.



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