domenica 12 febbraio 2012

Elezioni per il Senato Accademico

Come sapete il 28 febbraio e il 1 marzo si vota per eleggere i rappresentanti dei docenti in Senato Accademico.
Il meccanismo è complicato e farraginoso, a causa di una norma dello Statuto nata male. Ma così è.
In prima battuta si votano sei direttori  (votano tutti i docenti), e in seconda, tra i candidati dei Dipartimenti i cui direttori non siano stati eletti, gli altri sei docenti, eletti per fasce: due ordinari votati solo dagli ordinari, due associati idem, due ricercatori idem.

Il problema  principale è che ci sono dodici posti e tredici Dipartimenti e quindi, salvo modifica dello Statuto che non si sa si vorrà fare, uno resterà fuori.
Io penso che non sia giusto che resti fuori Architettura, la cui specificità non potrebbe essere rappresentata da nessun altro.
Sono stato il primo, e per un po' l'unico Direttore, a dire che non volevo candidarmi (in particolare perché sono contrario al cumulo delle cariche), ora pare che altri due non lo faranno (lo sapremo domani, giorno i cui i direttori devono proporre la loro candidatura); le altre candidature si presentano mercoledì.
Ma ho detto che non avremmo rinunciato a batterci per essere rappresentati e che la presenza in Senato, organo di autogoverno dell'Ateneo (ancorché depotenziato dalla legge Gélmini) è per noi essenziale.
Altri colleghi considerano più prestigiosa e importante la presenza in Senato come direttori o professori ordinari, io no. Penso che saremmo adeguatamente rappresentati da un professore associato o da un ricercatore. Più che adeguatamente.

Il nostro Consiglio ha deciso che avremmo delegato al collega Giovanni Azzena di rappresentare il Dipartimento, accanto a me al vicedirettore in tutte le negoziazioni.

Vi dico come abbiamo impostato la trattativa, perché non è segreta e non è una manovra.
In primo luogo abbiamo considerato i nostri partner "naturali", quelli con cui abbiamo o abbiamo intenzione di avere collaborazioni didattiche e scientifiche, anche nella prospettiva di arrivare, se e quando sarà possibile, a discutere di una possibile struttura di raccordo eventuale: Agraria, Chimica-Farmacia (i cui direttori si candideranno) e Scienze della natura e del territorio. In quattro e con un accordo politico-culturale potremmo (avremmo potuto?) ragionevolmente garantire a tutti la presenza in Consiglio, avviare un "patto di consultazione" e lavorare congiuntamente.
L'idea era di avere i due direttori che si candidano, un ordinario per Scienze e un associato per noi.
Una riunione allargata ad Economia e Veterinaria avrebbe potuto portare a un accordo più esteso, solo tattico, accordo che poi è sfumato.
Ora però la situazione si è complicata: Scienze non punta solo sull'ordinario, ma anche su associato e ricercatore, il che, per il gioco dei numeri, rende la situazione complicata e rischia di escluderci.

Quel che serve, oltre a un'analisi dettagliata della situazione e dei numeri, oltre ad aspettare di vedere domani quali direttori si candideranno, cosa deciderà domani l'assemblea dei ricercatori, e poi valutare le scelte per quali candidature avanzare mercoledì e poi Giovanni sarà alla plancia di comando per conquistare i voti necessari.
Devo chiedere a tutti i colleghi docenti di essere presenti i giorni delle elezioni, che per il nostro Dipartimento saranno cruciali. Per favore!

Buona domenica
 

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