mercoledì 10 aprile 2013

To be honest ....

Voglio essere onesto.
Ieri, dopo aver letto il comunicato stampa del Comune, avevo deciso di dimettermi da Direttore; poteva sembrare che quelle dichiarazioni, che mi limito a definire imbarazzanti, avessero l'avallo del Magnifico Rettore: questo avrebbe reso insostenibile il mio ruolo.
Dopo la precisazione del Rettore, che ringrazio per le sue parole di stima e amicizia (un'amicizia che affettuosamente ricambio, come la stima), ero tuttavia ancora incerto e ho deciso di rinviare ogni decisione alla conferenza stampa.
La straordinaria manifestazione organizzata dalle nostre studentesse e dai nostri studenti, dalle nostre dottorande e dai nostri dottorandi, dalle nostre assegniste e dai nostri assegnisti, e dalle colleghe e dai colleghi docenti e dell'amministrazione mi hanno orientato a ripensarci.
Le parole di Nora, Miriam e Valentina e la passione con cui le hanno dette (grazie) mi hanno orientato a ripensarci.
Il comunicato di Rettore, Giunta di Dipartimento e Presidenti dei corsi di Laurea mi ha orientato a ripensarci.

Non so ancora se ho fatto bene, perché mi sento ancora ingiustamente offeso da alcune espressioni (oltre che infastidito dal cattivo italiano, ma è un altro aspetto), sono provato  e - soprattutto - resto ancora molto pessimista.
Ma sento di doverci ancora provare.
Posso indulgere a parlare un momento del mio stato d'animo?
Sono molto amareggiato, soprattutto perché non capisco e perché le ragioni di una tale acrimonia non riesco nemmeno a immaginarle.
Ma andiamo avanti.

Le porte della collaborazione sono aperte, spalancate, come è ovvio e come è giusto.
Siamo disponibili a un tavolo tecnico operativo; lo abbiamo proposto  da luglio; si può ancora fare.
Siamo disponibili a discutere delle difficili ed esaltanti prospettive di una biblioteca congiunta, vera "piazza del sapere" della nostra città per tutte le sue popolazioni; lo abbiamo proposto da luglio; si può ancora fare.
Siamo disponibili a un accordo quadro per sostenere l'amministrazione con tutte le nostre competenze e con quelle dei nostri tanti amici nel mondo;  lo abbiamo proposto da luglio; si può ancora fare.
Siamo disponibili a realizzare un sistema informativo completo di tutti gli spazi a disposizione dell'amministrazione sia chiusi che aperti, come strumento di gestione,  di valutazione delle alternative e di aiuto alle decisione; lo abbiamo proposto da luglio; si può ancora fare.

Gli interventi di Nora, Miriam, Valentina, la lettura del comunicato da parte del collega Emilio Turco, gli interventi miei e del Magnifico Rettore, le parole di sostegno del segretario dell'ADI Giuseppe Onni, li trovata cliccando su questo link (grazie a Chiara, Marco, Carlo).

Qui trovate i testi scritti di Nora Sanna, Miriam Mastinu e di Valentina Talu e la mozione a firma del Rettore, della Giunta di Dipartimento e dei Presidenti dei Corsi di Laurea.

Ai tanti che sono stati con noi o che avrebbero voluto esserci, grazie.
Davvero è stata una giornata emozionante.

Che viva Architettura ad Alghero!

















  

10 commenti:

  1. Mi è dispiaciuto non esserci e non aver potuto condividere questo momento. I ragazzi di architettura e quanti presenti hanno saputo veicolare il messaggio che questa città sente e che purtroppo con l'imbarazzo di un debitore di questo dipartimento non riesce ad esternare. Grazie del ripensamento e grazie per aver scelto questa cittò come vostra sede. Questi 10 anni sono stati una soddisfazione per tutti noi, speriamo ce ne siano almeno altri 10

    RispondiElimina
  2. Grazie.
    Io spero di sì.
    Posso dire che non sono fiducioso?

    Cari saluti.

    RispondiElimina
  3. Dirò, tengo a questa facoltà più di me stessa, e come tale farei qualunque cosa pur di mantenerla ( come stato detto stamane) ad Alghero, perché QUI E' NATA. Ci studio da anni, e quando vedo le condizioni in cui siamo ho un irrefrenabile impulso di voler prendere carte e progettare qualcosa che possa aiutarci, in tutti i sensi. Qualcosa di sicuro, che possa rimanere negli anni senza rimanere costantemente sul filo del rasoio! Lo dico per noi studenti e per tutti coloro che lavorano per questa facoltà, perché abbiamo bisogno di vere CERTEZZE e credo che sia essenziale anche il contributo e l'interesse da parte della popolazione algherese! L'unione fa la forza, giusto? Si parla del futuro di tanti studenti, insegnanti, di persone che si impegnano per mantenere attiva questa facoltà che, per la preparazione che ci dà, merita assolutamente di restare qui! Ringrazio il prof. Cecchini e tutti coloro che hanno collaborato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie. Noi facciamo la nostra parte. Mettendoci la faccia, assumendo le responsabilità di quanto sosteniamo, provando a dimostrare che la nostra terra non è condannata a una condizione di minorità, che possiamo e che sappiamo essere all'altezza delle esperienze migliori. Grazie.
      Ti confesso che sono quasi stremato, ma voi mi date la forza di resistere.

      Elimina
  4. e va bene dillo! ;)
    ma fin che c'è speranza non molliamo!
    riguardo a quel che si è visto e sentito:
    Belli, bravi così si fa!!
    AM ;)

    RispondiElimina
  5. Cara AM, io voglio resistere, ma ho bisogno di tutti voi. Grazie,

    RispondiElimina
  6. Il commento dell'architetto Tiziana Costa prima parte.

    AAA è stata la strategia di recupero della mia tesi di laurea dell'area dell'ospedale vecchio quando era ancora di proprietà della Asl, quando quel quartiere era frequentato assiduamente da tossicodipendenti e senzatetto che avevano occupato i locali dismessi.
    Sono passati quasi vent'anni e Architettura è ad Alghero, Architettura è Alghero, da dieci anni, con sforzi da parte di studenti e docenti per poter svolgere i corsi in situazioni logistiche di fortuna. Ricordo i primi anni perché conoscevo alcuni degli studenti e li vedevo spostarsi dalla torre di Sulcis, da villa Costantino (il museo del corallo) con modellini giganteschi, e vedevo anche la loro passione. Mi chiedevo come si potesse ottenere un buon risultato pedagogico in quelle condizioni, la risposta l'ho avuta potendo assistere nel tirocinio alcuni degli studenti, e frequentando alcuni corsi di approfondimento organizzati dalla scuola estiva dell'università. Evidentemente la risposta é la passione, l'amore per ciò che si studia e per ciò che si insegna.
    Ho guardato in streaming l'incontro organizzato dal dipartimento per far uscire all'esterno la posizione ufficiale del dipartimento in merito alle recenti questioni, sollevate dal preside, sulla dotazione di spazi congrui per la didattica. Purtroppo non ho potuto ascoltare le parole di Bibo per la scarsa qualità dell'audio, ma ho ascoltato le parole di studenti e assistenti.
    Li ho sentiti parlare di precarietà e di pieno accordo con la posizione del preside in merito alle richieste e proposte formulate al comune di Alghero.
    É sotto gli occhi di tutti la difficoltà a comunicare dei soggetti coinvolti, e io "da fuori" non riesco a valutare a fondo la situazione, pur mantenendo ferma la mia idea sull'opportunità di avere in casa una facoltà come architettura.
    L'opportunità di vedere la formazione di una cultura dell'architettura e dell'urbanistica che ad Alghero ha latitato, e questo si vede dalla sua forma e dagli spazi cittadini.
    Bibo vuole un commento ma é complicato perché la questione si trascina dietro alcune problematiche fin dalla sua origine, accentuate oggi da una mancanza oggettiva di fondi a disposizione.
    Ho sentito parlare di precarietà dei dottorandi, degli spin off, e del loro entusiasmo che li trattiene con unghie e denti qui, a proseguire gli studi e proporre interventi riqualificanti del nostro territorio. Ma proprio questo mi fa pensare che é il mestiere che si sono scelti ad essere precario, ad essere sottostimato nelle sue funzioni, ad essere squalificato nell'assegnazioni di incarichi che non fanno distinzioni tra architetti, ingegneri, agronomi e altri tecnici abilitati alla progettazione. Quelle distinzioni che vanno da se quando si conoscono le "abilitá" che contraddistinguono le varie discipline, e che in Sardegna, ad Alghero erano limitate all'essere considerati piú estrosi e meno tecnici, fino all'arrivo della, anzi delle facoltà di Architettura in Sardegna, perché nello stesso anno in cui venne aperta ad Alghero per l'università di Sassari, fu istituita anche a Cagliari. Da zero a due in pochissimo tempo. Da quello zero che ha portato me e tanti colleghi a dover prendere la nave e andare a studiare fuori, Firenze, Milano, Roma, Venezia, Napoli, Genova, a un due che da molti fu valutato come eccessivo per la ridotta densità abitativa della nostra Regione.
    Ricordo le discussioni con colleghi anziani in quel periodo. Che vedevano come fumo negli occhi quella massa di futuri competitori, molti tra l'altro già professionalmente attivi come geometri. Ricordo le parole di un mio collega di Nuoro che stava lavorando con vari enti locali su bandi pubblici che lamentava la presenza costante, e secondo lui inammissibile per concorrenza sleale, di architetti e ingegneri (devo dire molti ingegneri all'inizio) della facoltà di Alghero che ottenevano incarichi.

    RispondiElimina
  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  8. Tiziana Costa - seconda parte
    Se Bibo vorrà gli fornirò il numero di telefono del collega così potrà chiedere in prima persona a lui il perché di alcuni atteggiamenti da parte di professionisti verso la facoltà, anche perché non ricordo bene la vicenda che mi raccontò, ma ricordo bene il suo disappunto.
    Io credo che questo sia uno dei punti fondamentali e non se ne parla abbastanza. Io considero il fatto che ci siano più architetti qualificante per la professione, purtroppo il sistema di assegnazione di incarichi ci rende deboli nel giudizio. Ci rende succubi della politica e scatena la solita guerra fra poveri.
    Bibo io ti dissi che vedevo poco opportuna la tua scelta di fare politica attiva ricoprendo un ruolo istituzionale altro. Lo penso ancora, no perché individualmente non si possa esprimere la propria appartenenza, ma perché avrebbe reso tutto meno forte, e libero, e indipendente, come invece secondo me deve essere un luogo dove ci prepara, dove si studia, dove almeno lí l'appartenenza politica va tenuta fuori.
    Ricordo nel 2007 ci fu incontro organizzato dalla facoltà con i tre candidati a sindaco di allora. Si parlò soprattutto di problematiche legate alla vita quotidiana di studenti e ricercatori, il costo alto della colazione nei bar, gli alloggi, i trasporti, solo alla fine uno studente azzardò la domanda sul l'ospedale vecchio e la sua destinazione ancora non definita e chiarita dai contendenti alla carica di primo cittadino. Risposte vaghe, con la propensione a volere mantenere comunque ad Alghero la facoltà. Il dibattito finì con una mia domanda che fu: -"siete disposti a garantire la libertà di un Architetto"- ricordo ancora le battute di scherno del sindaco in carica, ricandidato dal centro destra, che svió la domanda con un invito a parlarne di persona una volta che fosse riconfermato sindaco, tacciando la mia domanda come riferibile alla mia esperienza personale (dato che come assunse la carica di sindaco io venni allontanata dai miei incarichi in comune, perché mi si disse non ero tecnico di fiducia). É certo che ogni cosa che pensiamo e facciamo si basa su esperienze personali, e proprio per quello che era capitato a me volevo che fosse chiaro che la libertà a cui mi riferivo io era legata alla possibilità di proporre strategie, progetti senza dover essere legati alla politica ma alla scienza studiata, che risponde a dei canoni a una tecnica, e che di base non dovrebbe essere piegata alla scelte della politica, se si vuole un risultato opportuno per la città.
    Conosco la posizione di molta parte della politica ad Alghero sulle questioni urbanistica, prima per aver lavorato al Puc (naturalmente no a quello di Tedde-non ero di fiducia!!!) e poi per aver lavorato in comune per sei anni, e tutto vorrebbero tranne che la libertá dell'architetto o urbanista. Ecco io continuerei a battermi per questa libertà, per questa cultura dell'architettura e dell'urbanistica, per poter esprimere il proprio parere tecnico scientifico senza dover essere messo ai margini, o peggio annichilito nella libera espressione per paura di non lavorare più se dici qualcosa che non sta bene al politico di turno. I dieci anni che hanno fatto arrivare sin qui la facoltà di Architettura per me invece sono stati di allontanamento "forzato" dalla mia passione lavorativa che é l'urbanistica, di difficoltà lavorative dovute a ostruzionismo delle mie pratiche private, di "altri" lavori per poter campare, e in tutto questo l'assenza di una voce dalla politica di sinistra, quella della medaglia che mi era stata cucita addosso, che riteneva normale che il sindaco si dotasse di tecnici di fiducia, senza valutare che il mio era l'unico curriculum idoneo per il ruolo che ricoprivo. Perché non sono entrata in comune come tecnico di fiducia, ma come tecnico specializzato.

    RispondiElimina
  9. Tiziana Costa - terza parte e risposta
    E ora continuo ad essere precaria, continuo a fare da consulente urbanistica per politici di sinistra e destra, continuo a fare proposte e strategie così come ho sempre fatto, così come spero continuino a fare anche i precari dell'università, mostrando i risultati delle loro ricerche e proponendo spunti per risolvere le questioni del territorio.
    Per la questione spazi a disposizione mi esprimo poco perché non conosco la questione in tutti i suoi punti e non so come e quali sono le competenze dei vari enti in campo.
    Spero di aver potuto fornire, anche se sommariamente un punto di vista che può allargare la questione architettura ad altre problematiche, non solo quelle logistiche, perché secondo me non sono solo logistiche.

    La mia risposta
    Cara Tiziana, grazie per l'attenzione; a noi piacciono amici che ci interrogano e che ci pongono questioni, oltre ce volerci bene.
    Posso cominciare da una nota personale?
    Non sono 'accordo con te sulla "politica attiva".
    Il rettore di Cagliari si è candidato a Sindaco, ha perso e ha continuato a fare il Rettore, il Ministro Profumo era Rettore del Politecnico di Torino, etc. etc.
    Io non ero Preside o Direttore quando facevo politica attiva con una qualche ruolo. Una volta eletto Direttore ho fatto un passo indietro da ogni incarico politico "dirigente".
    Posso esprimere un dubbio? Quel che dà fastidio a molti non è che io faccia politica attiva, ma che la faccia senza appartenere a una "famiglia" (stricto o lato sensu).
    Comunque come giudici, ballerine, pescatori, falegnami, avvocati, commercianti, cubiste, giornalisti etc. etc. rivendico il mio diritto a occuparmi della cosa pubblica e a fare politica.

    Secondo me serviva una Scuola di Architettura in Sardegna; serviva, ma doveva essere capace di confrontarsi con le migliori Scuole, di non essere provinciale, di essere aperta, innovativa e appassionante.
    Quello che AAA è riuscita a essere sotto la direzione di Vanni Maciocco.

    Secondo me una ne bastava e se fossimo stati tutti più lungimiranti a una ci si poteva formare, magari ampliando i percorsi formativi e distribuendo le attività tra Nord e Sud della Sardegna.

    Non ho capito bene l'esempio di Nuoro. Posso solo dire che penso che una Facoltà di Architettura non debba fare concorrenza ai professionisti, ma che possa essere utile agli enti locali per governare meglio i processi di pianificazione e progettazione. I docenti universitari a tempo parziale possono per legge esercitare la professione e competere con tutti gli altri professionisti.

    Della libertà e dei vincoli di architetti e urbanisti ci è capitato di discutere l'altro giorno durante un seminario.
    Un po' occasionalmente, ma sarei interessato a farlo anche in modo strutturato (due anni fa o coordinato a Torino un dibattito su "etica e urbanistica", se vuoi ti mando la presentazione): pensiamoci.

    Infine le questioni logistiche: sono in molti a dirci siete bravi, vi vogliamo, siete importanti, ma nel merito della questione non voglio, non so, non posso esprimermi.
    Eppure è una questione semplicissima: un'attività, qualsiasi attività ha bisogno di spazi adeguati: noi abbiamo bisogno di aule, uffici, laboratori, biblioteca, aule informatiche, aula magna; quantificare non è difficile: gli standard o le media nazionali o internazionali, con un qualche ragionevole delta; un'attività ha bisogno di risorse; anche queste si possono calcolare e definire.
    Abbiamo bisogno della certezza degli spazi già da subito perché se no, non possiamo avere l'accreditamento e dobbiamo chiudere. Semplice no?
    Non si può dire: vogliamo Architettura ad Alghero e non dire dove e come.

    Se vai sul blog puoi vedere tutta la conferenza e le mie parole, o le trovi anche qui:
    http://www.architettura.uniss.it/ita/la-Scuola/Notizie-e-segnalazioni/Conferenza-stampa-10-aprile-2013/Video-conferenza-stampa. Lo streaming non funzionava bene anche perché abbiamo poca banda (tra gli altri problemi).

    RispondiElimina